I Romani all'Elba

Dal declino della potenza etrusca, i Romani ereditarono l'industria siderurgica, ma valorizzarono anche i giacimenti di granito e scoprirono i fanghi curativi delle Terme di San Giovanni, le bellezze del paesaggio ed i vini eccellenti."L'isola del vino buono" , diceva Plinio il Vecchio. Ecco quindi che fiorì un intenso traffico di navi cariche di anfore: molte sono conservate nei Musei Archeologici di Portoferraio e Marciana, e, insieme a sorprendenti reperti restituiti dal mare, raccontano tutta la storia della navigazione antica.

Nei golfi più suggestivi sorsero le grandiose ville patrizie della Linguella, delle Grotte e di Capo Castello, oggi come allora luoghi di letizia. I Romani chiamano l'Elba Ilva e, durante i primi secoli di dominazione, proseguono nell'utilizzazione del patrimonio minerario, fondano le prime basi commerciali su ogni isola dell'Arcipelago, per poi iniziare una tradizione turistica ante litteram. Fioriscono così le residenze patrizie, le cui vestigia più significative ed affascinanti sono a Giannutri, Pianosa e all'Elba.

Alla caduta dell'impero romano segue una contrazione dei traffici commerciali nell'Arcipelago ed una notevole crisi demografica, responsabile dello spopolamento di quasi tutte le isole.

L'eclisse del ferro elbano

In età romana il distretto minerario tirrenico risentì della crisi generale che coinvolse l'intera industria estrattiva italica. La concorrenza delle miniere spagnole portò ad un rarefarsi della produzione, la cui definitiva cessazione fu, probabilmente, fissata da una legge ricordata da Plinio il Vecchio (Nat. Hist. III, 20, 138; XXXIII, 21, 78). Una conferma del progressivo smantellamento dell'attività siderurgica populoniese, è data dalla descrizione del geografo Strabone, vissuto nel periodo augusteo, che visitò una città impoverita le cui miniere, disseminate nei dintorni, gli apparvero deserte da tempo (Geog. V, 2, 7).

Il territorio conobbe, infatti, in questo periodo un diverso sfruttamento incentrato sull'attività agricola: ne sono testimonianza le numerose ville di cui sono visibili i resti sulle isole dell'arcipelago (ad esempio villa delle Grotte a Portoferraio) e sulla costa. La situazione non dovette mutare sostanzialmente nel corso dell'Impero: al viaggiatore Rutilio Namaziano, approdato a Populonia nell'inverno del 417 d.C., apparve infatti una città ormai abbandonata dove «non si possono più riconoscere i monumenti dell'epoca trascorsa restano solo tracce fra crolli e rovine di muri, giacciono tetti sepolti in vasti ruderi».

 

Pieve di San Giovanni

Pieve di San Giovanni

Antica pieve del XII secolo è un importante reperto romanico situato tra i paesi di Sant'Ilario e San Piero.

Villa della Linguella

Villa della Linguella

Resti di un'antica villa romana sorta tra il I secolo a.C. ed il III secolo d.C. all'ingresso del porto di Portoferraio.

Villa delle Grotte

Villa delle Grotte

Villa romana di lusso del I secolo a.C che dominava il golfo di Portoferraio

Villa di Capo Castello

Villa di Capo Castello

In posizione panoramica domina da Capo Castello il mare ed il paese di Cavo

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